Chiesa San Biagio
E’ la prima Chiesa sorta a monte dell’antica Myle dopo la venuta di San Pancrazio a Taormina nel 40 d.c., il quale portò la nuova religione di Cristo. Si presenta come una costruzione tipica dell’Italia meridionale, posta a ridosso della roccia e prospiciente su un piazzale dal quale si gode la visuale sull’antica su Taormina e sull’Etna. La Chiesa, quasi distrutta dalle intemperie, è stata restaurata e consolidata negli anni ‘90. Durante i lavori di restauro è stata ricostruita interamente la volta a botte e ripristinati i prospetti. All’interno, la costruzione presenta un affresco di presumibile fattura settecentesca, raffigurante “Madonna col Bambino, San Biagio e figure angeliche”. L’opera d’arte è stata restaurata durante i lavori di ricostruzione della Chiesa dietro l’alta sorveglianza della Soprintendenza per i Beni Culturali ed Ambientali, Sezione per i Beni Storici, Artistici e Iconografici di Messina.
Il Castello Medievale
Del castello restano i ruderi delle poderose mura normanne, e non è possibile stabilire con esattezza l’epoca di costruzione.
L’unico elemento certo, in merito all’edificazione di quest’opera difensiva, proviene dalla dicitura greco bizantina del X° secolo, incisa nella lapide marmorea posta sulla facciata del campanile della Chiesa Madre, che recita: questo castello fu costruito sotto Costantino, patrizio e stratega di Sicilia.
Da ciò si dovrebbe dedurre che il castello sia stato edificato sotto Costantino Caramalo, ultimo stratega di Tauromenion nel IX secolo. Nonostante questo faccia presumere una collocazione in epoca medioevale la maggior parte degli storici concorda con una più antica edificazione nel periodo romano. Nel 1334 il Castello sembra che venisse utilizzato esclusivamente come fortezza, per funzioni difensive e per la detenzione dei prigionieri di guerra.
Formò per secoli l’anello più forte della catena dei castelli di Milazzo, Ficarra, Tripi, Castroreale Castiglione e Francavilla.
Lungo la scala di accesso scavata inizialmente nella roccia è stata inserita l’antica Porta di Mola che ne segna l’ingresso principale. La porta inizialmente posta all’ingresso del paese è stata rimossa per consentire la realizzazione dell’attuale strada rotabile SP n.10 negli ultimi anni del ’40 ed inizio degli anni ’50.
Sulla sommità dell’arco la chiave porta inciso l’emblema di Castelmola castello a tre torri e la seguente dicitura: Castello Fedele a Sua Maestà - Anno 1578.
Auditorium Comunale
L’antica Chiesa di Sant' Antonino, armoniosa costruzione più volte rimaneggiata, che conserva ancora i tratti essenziali dell’architettura sacra del Sud Italia è stata costruita tra il millequattrocento e il millecinquecento. Sulla sua caratteristica facciata si notano i segni evidenti del suo ampliamento sul lato sinistro dove era eretto un tipico campanile a suo tempo staccato dal corpo di fabbrica principale.
Nel 1953 la Chiesa, già sconsacrata, è stata adibita ad oratorio parrocchiale di proprietà della Curia Arcivescovile di Messina, Lipari e S. Lucia del Mela.
Il Comune di Castelmola, dopo molteplici anni di abbandono della struttura che veniva adibita indecorosamente a deposito, ha stipulato un accordo con la Curia Arcivescovile ed ha seguito i lavori di riattamento e di trasformazione dell’immobile nell’attuale Auditorium dove oggi si celebrano i riti civili del matrimonio e numerose convegni e conferenze anche d’importanza internazionale.
Porta dei Saraceni
Segna l’estremo limite dell’antica Myle e costituisce quindi un’altra porta di accesso a Castelmola da dove si raggiunge per una caratteristica e panoramica stradella pedonale lungo il piano delle ficare.
La porta era un passaggio obbligato di coloro che transitavano la strada di Piano delle Ficare che conduceva alla vicina necropoli di Cocolunazzo e successivamente a Taormina.
L’antica architettura in pietra locale è poggiata a monte sulla parete rocciosa alle falde del monte di Mola e a valle verso un dirupo naturale così che diveniva un varco inespugnabile ed è considerato l’unico monumento che resistette all’assedio dei Mori.
Attraverso essa, comunque, nel 902 D.C., Mylay fu conquistata dai Musulmani, che successivamente distrusseroTaormina e da questo episodio ne deriva la sua denominazione.
La Chiesa San Giorgio
Si presume che l’anno di costruzione sia il 1450, anche se i primi atti parrocchiali risalgono nel 1533. La Chiesa ad unica navata ha il suo unico ingresso dalla piazzetta antistante dedicata anche essa a S. Giorgio, Patrono e protettore della cittadina. Un androne d’ingresso, coperto con una volta a botte a tutto sesto, separa la piazza dalla Chiesa. Sopra l’androne all’interno è stato ricavato il coro dove è custodito un antico organo ligneo a canne del quale non si hanno notizie sulla sua natura. Al centro dell’unica navata sul lato destro in estensione della stessa navata è stata edificata la Cappella del Crocifisso, così chiamata proprio per la presenza di un enorme ed antico crocifisso ligneo. Questo ambiente presenta tutte le caratteristiche di corpo aggiunto secondario con indipendente struttura di copertura rispetto a quella della Chiesa e costituisce una seconda navata. In continuazione sullo stesso lato, in prossimità dell’altare si trova la Sagrestia. Dietro l’altare maggiore è posizionato l’abside che gli emigrati d’America, a spese proprie, l’hanno ricostruito per ricavare la cupola ove attualmente viene custodita la statua equestre di San Giorgio in legno decorato, più volte restaurata e riportata alla sua bellezza originaria in quanto, alla fine dell’800 era stata risanata con uno strato di gesso. In adiacenza all’ingresso mediante una scala in muratura sorretta da un arco a sesto acuto rampante si trova l’accesso al coro e al campanile. La navata è coperta da un sistema di capriate in legno di tipo semplice, con copertura a capanna. Internamente essa conserva il pavimento marmoreo dove si notano due lapidi sepolcrali delle congregazioni di San Giorgio e del Crocifisso con epigrafi in latino. La Chiesa è ammirata soprattutto per la bellezza e l’unicità architettonica del suo campanile costituito da una breve torre inglobata nel corpo edilizio e sormontata, negli angoli, da 4 pinnacoli piramidali (clocheton) reggenti ognuno una piccola palla in pietra, riconosciuto come una vera opera d’arte anche dall’Arch. Piacentini. All’interno della chiesa, oltre alla statua di S. Giorgio, sono custodite pregevoli opere d’arte, fra cui: una tela raffigurante “l’incarnazione dell’Immacolata” e una statua lignea settecentesca dell’Immacolata. Nella cappella del SS. Crocifisso si trovano le statue di san Biagio, della Madonna Addolorata e di Gesù Morto, le tele del “Purgatorio” e dei “Misteri del Rosario”, e un affresco settecentesco della Pietà, posto dietro un antico crocifisso ligneo.